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UPDATE DEUSCHLAND
Nuove energie del cinema tedesco
“Update Deutschland”? Cosa significa? Uno sfizio stupidamente anglofono? No. Ci siamo solamente accorti che il cinema tedesco nel panorama europeo è un cinema, al di là delle critiche interne, in buona salute, un cinema capace di rinnovarsi forse più di altri in Europa, capace di esportare talenti, di proporre cinema commerciale di alto livello, capace di sperimentare sia nella finzione che nel documentario con fantasia e freschezza, in grado spesso di “osare” senza pensare in modo castrante alle leggi del mercato o a un ipotetico gusto del pubblico, per garantire il successo di un film.
Per questo ci è sembrato necessario fare i conti nuovamente con una grande cultura cinematografica.
Un tempo parlare di cinema tedesco all’estero significava cantare le gesta di Wenders, Fassbinder, Herzog, del “nuovo cinema tedesco”, oggi antichissimo. Agli anni d’oro del nuovo cinema tedesco sono seguiti decenni contraddittori, creativamente ambigui, soffocati da una parte da una ricerca autoriale divenuta ormai sterile e dall’altra da un cinema commerciale capace soltanto di proporre pellicole localistiche e incomprensibili a livello internazionale. Gli anni ‘90 del secolo passato ad esempio, sono stati gli anni della “Nuova commedia tedesca” che ha avuto un grande successo di pubblico all’interno dei confini ma non è stata poi capace di farsi conoscere all’estero. Ma nel frattempo in Germania, dopo anni di incertezze, si è sviluppato un cinema di nuovi autori. Nel panorama contemporaneo tedesco troviamo infatti una notevole varietà di offerte produttive e di cineasti che, dall’area low budget e fino alle grosse produzioni internazionali, riescono spesso a conquistare sia pubblico che critica.
Vi proponiamo 14 film, molti dei quali saranno presentati in prima assoluta in Italia. 14 film che non vogliono essere lo specchio fedele di ciò che succede in Germania. Ho voluto proporre solamente alcuni aspetti, alcuni autori, che mi sembrano particolarmente significativi, cercando di comunicare a Trieste la grande varietà di proposte che attualmente offre il cinema tedesco, la curiosità dei registi che lo fanno, la capacità produttiva di un’industria cinematografica.
[i film]


RITRATTO DI FAMIGLIA: I GUERMAN
La lingua “guermanica”
Aleksej Guerman sr aveva 29 anni quando ha esordito al cinema con Seďmoj sputnik (Il settimo compagno di viaggio, 1967), Aleksej jr ha compiuto 29 anni a Venezia, dove ha portato il suo secondo film, Garpastum. Un film che nel 2005 ci restituisce quel cinema in monocromia, fatto di costruzioni raffinatissime, di un umorismo appena percettibile e pieno di poesia, in cui ritroviamo i capisaldi della poetica guermaniana: la soluzione dei colori, il ritmo, le metafore, le intonazioni, una quantità enorme di simboli e associazioni di immagini, nonché quel procedere per sottrazione, evitando i trabocchetti più consueti del cinema di celebrazione, togliendo colore, senza soffermarsi sui conflitti, senza eroismi accademici. I Guerman parlano una lingua che appartiene solo a loro, fatta di rime cinematografiche ricercate: ogni scena, ogni episodio ha una risonanza. Aleksej Guerman sr traduce in lingua cinematografica un’osservazione di Puškin, “la poesia deve essere un poco stupida”, per Guerman la poesia diventa quasi una lingua parlata, quotidiana. E questa lingua, così comune, ci porta dentro il loro cinema e ci fa ‘stare in mezzo’, ci rende testimoni. Ma il discorso sul linguaggio guermanico non può essere completo senza prendere in considerazione due presenze importanti, che si fondano nei film dei due registi: le opere del padre (e rispettivamente nonno) Yurij Guerman, noto scrittore dallo stile molto intenso, e l’attento lavoro di Svetlana Karmalita, moglie e rispettivamente madre. I racconti e i romanzi del padre di Aleksej sr hanno formato, forse, le basi dello stile del racconto dei Guerman, anche se le sue opere sono state portate sullo schermo anche da altri registi. Includiamo nella nostra retrospettiva il film Torpedonostsy (I bombardieri, 1983) di Semion Aranovich, tratto da racconti di Yurij Guerman e sceneggiato dalla Karmalita. È un film che si lega ad altri film della retrospettiva per il suo linguaggio, per lo scorrere della storia privata e della Storia, per ciò che caratterizza l’opera di Svetlana Karmalita: l’inafferrabile complessità del reale, quel reale costruito in modo così personale, reale come osservazione, osservazione pura priva di giudizi morali, elementi questi che creano anche il cinema antiretorico dei Guerman. E da lì dentro, in quanto testimoni, diventa inutile interrogarsi sul quanto del padre e della madre c’è nei film del figlio. La scrittura è simile, lo stile è di famiglia, il Cinema continua a esistere. Per questo, la retrospettiva ha il titolo “Ritratto di famiglia”: sono legati uno all’altro per le scelte compiute.
La forma del coraggio e il coraggio della forma
Quando Aleksej Guerman sr e Svetlana Karmalita muovevano i primi passi nel cinema, all’estero la parola più ricorrente nei testi sul cinema sovietico era “coraggio”. Tuttavia anche oggi si ripropone la necessità di parlare di coraggio, anche se in un senso ben diverso da quello di prima: nel caso di Guerman sr mi torna in mente un’acuta osservazione di Giovanni Buttafava, il quale riteneva che Guerman è riuscito a costruire un suo proprio linguaggio, e lo ha creato non contrapponendo alla Forma ufficiale un’altra opposta, ma dando vita a una forma nuova, ponendo le basi di un nuovo progetto estetico che ha portato avanti. Secondo Buttafava, il cinema di Guerman sr era “una forma del coraggio”.
Oggi credo che anche il figlio porti avanti un suo progetto. Penso infatti che nel cinema russo di oggi Aleksej Guerman jr abbia trovato una propria forma di espressione che esige un coraggio non da poco, il coraggio della forma, vista l’impeccabile e matura bellezza delle immagini del suo cinema. E la parabola del coraggio vira: il cinema di Aleksej Guerman sr è stato la “forma del coraggio”, il cinema che ci propone Aleksej jr oggi è “coraggio della forma”.
Fare la retrospettiva di un regista che nel 2006 compie 30 anni sembra un po’ stravagante, ma proprio perché non viviamo più ai tempi di Jean Vigo, possiamo permetterci il lusso di fare un “ritratto di famiglia” e vedere i film di due generazioni. E visto che ci mancano oggi i futuri film di Aleksej jr per fare una rassegna completa, di comune accordo con il padre (ma francamente anche per la difficoltà di reperimento) abbiamo omesso Seďmoj sputnik di Aleksej Guerman sr, firmato insieme a Grigorij Aronov. A completare il quadro c’è Torpedonostsy di Semion Aranovich, sceneggiato da Svetlana Karmalita sulla base di novelle di Yurij Guerman, padre del regista. Insomma, un ritratto del cinema russo come “ritratto di famiglia”.
Ultima osservazione: abbiamo preferito la trascrizione Guerman in omaggio a quella antica usanza sovietica che voleva la trascrizione del cirillico alla francese, ultimo legame con un’epoca oramai scomparsa. (Aljona Šumachova)
[i film]





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