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RITORNO AL TAGLIAMENTO. Con Franco Interlenghi e Antonella Lualdi sui luoghi di Addio alle armi di Hemingway
di Gloria De Antoni, Italia 2006, Betacam SP, col., 57’ ANTEPRIMA INTERNAZIONALE
Addio alle armi (1957), seconda versione cinematografica del romanzo di Ernest Hemingway, resta a tutt'oggi la più grossa produzione cinematografica realizzata nella nostra regione. Film legato a un'epoca, a un modo di fare e di fruire il cinema, ha lasciato una memoria e un'impressione profonda in Friuli. Testimonianze, rivisitazioni, ricordi relativi al kolossal americano, al mitico cast che lo interpretò, all'altrettanto leggendario autore del romanzo da cui il film fu tratto costituiscono l'oggetto di Ritorno al Tagliamento. Si tratta del secondo reportage di Gloria De Antoni, (già autrice de I sentieri della gloria. In viaggio con Mario Monicelli sui luoghi della Grande Guerra, 2004), anche questo prodotto dalla Cineteca del Friuli. Due lavori che vengono a costituire una sorta di "dittico" sui due più grandi film girati nel territorio regionale - Addio alle armi (1957) e La grande guerra (1959) - che hanno in comune il tema della Prima guerra mondiale. Sono passati quarantotto anni dalla realizzazione di Addio alle armi e quasi tutti i componenti del prestigioso cast sono scomparsi: dal produttore David O'Selznick, ultimo tycoon hollywoodiano, a Rock Hudson, Vittorio De Sica, Alberto Sordi, Leopoldo Trieste e altri. Unico testimone è l'attore Franco Interlenghi, che è ritornato a Venzone, location principale di Addio alle armi, per ritrovare, ricostruire e rivivere momenti, atmosfere, emozioni, negli incontri con le varie comparse che presero parte alla lavorazione del film. Lo accompagna la moglie Antonella Lualdi, anch'essa all'epoca già affermata attrice. Oltre a Venzone, altre riprese di Ritorno al Tagliamento sono state effettuate sulla strada militare di Tugliezzo - sopra Stazione per la Carnia - dove furono girate alcune scene di massa, e a Udine. A frammenti di ricordi, a rievocazioni di un'epoca (quella di "Hollywood sul Tevere" di cui parla in questo lavoro anche Oreste De Fornari), a riesumazioni di vecchie fotografie - diligentemente conservate ed esibite dalle comparse - si alternano, nel reportage di Gloria De Antoni, scene significative e spettacolari del kolossal americano.
Un ritorno al Tagliamento, dunque, il fiume che il giovane Hemingway non vide nei tragici giorni della ritirata di Caporetto, ma che per lui diventa un fiume mitico e a cui dedica importanti pagine del suo romanzo. Sulla presenza vera e propria dello scrittore americano - e le sue visite e soggiorni in Friuli tra il 1948 e il 1954 - viene tracciata una breve sintesi nella prima parte del reportage, attraverso la presentazione di Carlo Gaberscek e alcune interviste a persone che, soprattutto nella Bassa friulana, conobbero Hemingway in quegli anni.

LA ROSA ROSSA
di Franco Giraldi, Italia 1973, 35 mm, col., 93’
Sulla base del romanzo omonimo di Pier Antonio Quarantotti Gambini (1937), Giraldi restituisce con mano sicura il senso, la complessità e il fascino dell’ambientazione mitteleuropea, ripercorrendo gli itinerari della memoria in un film di morbide, crepuscolari atmosfere e di sottigliezza interpretativa di attori, giocato molto sui riverberi introspettivi di presenze anziane, come quelle di A. Cuny, A. Battistella ed E. Cegani. La Capodistria del 1919 (scenario della vicenda delicata e intimista di La rosa rossa) fu ricostruita in Istria, nella vecchia villa di Rovigno, nel palazzo Bembo di Bale, e ancora a Pola e nella piazza di Albona e della stessa Capodistria. Realizzato per la TV (in un periodo – la metà degli anni settanta – in cui quasi paradossalmente la committenza televisiva offriva migliori garanzie per realizzare opere rigorose e difendere l’autonomia delle scelte d’autore rispetto alla produzione normale), il film accorda sui giusti toni della finezza psicologica e della leggerezza ironica la visita del generale Paolo Balzieri presso i cugini in Istria nel periodo immediatamente successivo alla fine del primo conflitto mondiale. Fra i frammenti della memoria, il militare custodisce con particolare tenerezza il ricordo prezioso delle rose rosse che una donna misteriosa usava lasciare un tempo nella sua stanza.

 


 

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