Ha preso il
via presso l’Hotel Urban, la lunga serie di
incontri con autori e ospiti presenti a
Trieste in occasione del festival.
Stamattina hanno partecipato al dibattito
con il pubblico, orchestrato da Annamaria
Percavassi e Roberto Ferrucci, i registi
protagonisti delle proiezioni della serata
inaugurale: Menzel e Conversano.
Filo rosso della discussione di entrambi è
stato il rapporto che intercorre tra la
letteratura e il cinema. Il grande maestro
ceco, infatti, per la sceneggiatura de “Ho
servito il re d’Inghilterra”, film che ha
riscosso un notevole successo tra il
pubblico presente al cinema Excelsior, si è
ispirato all’omonimo libro di un autore da
lui molto stimato: Bohumil Hrabal.
Menzel ha descritto come una sfida ardua
quanto stimolante la trasposizione in
immagini di parole scritte da un’altra
persona scomparsa peraltro più di dieci anni
fa. Il suo compito dichiarato, infatti, è
stato quello di far conoscere quelle parole
ad un pubblico ampio attraverso un mezzo di
comunicazione più diffuso e popolare come il
cinema.
L’incontro ha preso immediatamente una
connotazione ironica quando Menzel ha
raccontato del suo difficile rapporto
iniziale con le nuove tecnologie,
sicuramente più moderne e sofisticate
rispetto a quelle presenti al momento delle
riprese del suo film precedente, girato più
di dodici anni fa.
Rispondendo ad una domanda di uno spettatore
riguardo le sensazioni provate dal regista
nel momento della scissione tra Repubblica
Ceca e Slovacchia, Menzel sorridendo ha
risposto: “Considero gli slovacchi come dei
fratelli. In un eventuale partita di hockey
noi contro di loro, non saprei per chi
tifare”.
Durante questo dibattito, trasformatosi
velocemente in una conversazione informale
tra regista, moderatori e pubblico presente,
è stata lanciata una denuncia di
disattenzione nei confronti di questi film
da parte della distribuzione e del pubblico.
Annamaria Percavassi ha lamentato infatti
una sorta di “censura” del mercato, dettata
forse da una diffidenza nei confronti dei
registi provenienti dall’est Europa. Anche
il distributore del film di Menzel, presente
in sala, si è affiancato a questa denuncia,
sostenendo che “se qualcuno ha qualcosa di
diverso da raccontare non viene ascoltato,
ma viene ascoltato solo chi ha da dire cose
comuni” e aggiungendo che “bisognerebbe
abituare il pubblico ad una maggiore
attenzione nei confronti di sé stesso”
Disattenzione del pubblico lamentata da
Roberto Ferrucci anche riguardo il libro di
Mauro Covacich “Trieste sottosopra”, da cui
è stato tratto il cortometraggio di
Francesco Conversano e Nene Grignaffini “Il
mare in una stanza”. Presente all’incontro
Conversano, che nel suo intervento si è
ricollegato al discorso cominciato da Menzel,
ossia il legame tra parole, e quindi
letteratura, e immagini, ossia cinema. Anche
Conversano, infatti, si è trovato a
raccontare la realtà attraverso la
mediazione delle parole di uno scrittore
come Covacich che ha già raccontato quella
realtà in un momento precedente. Il regista
ha parlato di quel lieve imbarazzo che ha
provato al momento dell’inizio delle riprese
di un film che avrebbe dovuto soddisfare,
oltre al suo ego artistico, anche lo spirito
dello scrittore. Imbarazzo che però è stato
velocemente superato grazie alla fiducia e
alla stima reciproca tra i due artisti, che
sono riusciti a riprodurre insieme a Nene
Griffagnini quella Trieste in cui tutti i
triestini presenti in sala Excelsior si sono
immediatamente riconosciuti.
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TORMENTONI, FRIZZI
E LAZZI FESTIVALIERI
Quest’anno si è puntato su Michele Venitucci.
Se l’anno scorso ci si sdilinquiva per
Zoltan Miklos il giovane ungherese dotato di
un certo appeal, ora è la volta
dell’intrigante attore nostrano. Nel 2000
Sergio Rubini lo scelse come uno dei
protagonisti di “Tutto l’amore che c’è”; da
allora il giovane Michele Venitucci è
riuscito a proseguire e crescere nel suo
lavoro di attore. Premiato come migliore
attore all’ultima edizione del festival di
Locarno, in ex aequo con Michel Piccoli, non
è proprio cosa da tutti.
Ieri sera il bel Michele è arrivato per la
presentazione del film di Fulvio Bernasconi,
intervenuto anch’esso. Il film è stato
girato in regione; tutto ciò ha creato molte
aspettative e curiosità nel pubblico: alla
proiezione in seconda serata, infatti, molta
gente calcava la moquette “aranciosa”del
secondo piano. Una piccola attesa e tutti si
sono riversati in platea. Un piccolo lapsus
più o meno freudiano è intervenuto con
l’ausilio della presentatrice Daniela Picoi,
che ha trasformato il regista Bernasconi in
un ex Presidente del Consiglio…Fischi e
grida e risolini non sono mancati da nessuna
parte!!
Quelli che… quanto fa figo andare al
festival!
Ieri sera a mezzanotte un gruppo di giovani,
presumibilmente due coppie clandestine o
finti presenzialisti, sono arrivati per
vedere il film di Bernasconi. Avvertendoli,
che purtroppo rimaneva soltanto una
mezz’oretta scarsa di film da vedere, il
capogruppo ha esclamato “ah, ma no è
troppo…A noi interessava al massimo una
decina di minuti, giusto il tempo per essere
in sala quando si accendono le luci è poter
dire di aver visto il film!”
Magari interessati al film no, ma poter dire
di aver presenziato al Trieste Film
Festival…si!
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