TFF20 - INSOSTENIBILI LEGGEREZZE
TFF20 - INSOSTENIBILI LEGGEREZZE DELL'EST - CRONACHE DAL FESTIVAL

Incontro con gli autori
 
Penultimo appuntamento per gli incontri con gli autori all’Urban Hotel. Anche oggi alle 11.00 una nutrita folla di giornalisti e curiosi ha partecipato al dibattito quotidiano.

Nell’ambito del Progetto Joyce, Elisabetta D’Erme ha presentato le realizzatrici di Paris was a woman. Una co-produzione statunitense ed europea che rappresenta un momento nella vita di Joyce in cui lo scrittore irlandese lascia Trieste per trasferirsi a Parigi. Andrea Weiss, sceneggiatrice, ha spiegato come ci siano voluti anni di ricerche storiche d’archivio per riportare alla luce le vicende dimenticate di donne indipendenti. Parigi negli anni '20 è stata una città unica nel suo genere, culla del modernismo e fulcro artistico internazionale, ambiente adatto per incoraggiare una maggiore presa di coscienza da parte delle donne, spingendole a cercare di conquistare nuove libertà.

La regista Greta Schiller ha affermato che l’intenzione dietro a quest’opera è stata quella di trovare delle immagini che raccontassero una storia, e che non fossero esclusivamente illustrative dell’epoca. Emblematico l’episodio raccontato del ritrovamento di uno scatolone con del materiale chiuso per 30-40 anni negli archivi di Yale e dimenticato da tutti, che le due autrici hanno potuto visionare ed utilizzare con grande soddisfazione.

È stato poi il turno di Petr Zelenka e del suo lungometraggio in concorso Karamazovi. Il regista ceco ha affermato con decisione che, a suo parere, il cinema è il mezzo di comunicazione meno importante e più limitato di tutti, mentre la letteratura è una vera e propria forma d’arte che consente un’enorme libertà espressiva e creativa. Ha inoltre spiegato di aver voluto realizzare questo progetto perchè molto colpito dalla trasposizione teatrale del romanzo "I fratelli Karamazoff" e quindi interessato a metterla su pellicola.

La scelta di ambientare la storia in una fabbrica proviene da episodio realmente accaduto a Zelenka durante le riprese di Year of the devil nel 2000: il regista racconta di come gli operai continuassero imperterriti a venire a lavorare nonostante la presenza di un set cinematografico e di come questo fatto lo abbia ispirato a realizzare il suo progetto su "I fratelli Karamazoff". La fabbrica usata nelle riprese in realtà si trova in Polonia, in quanto il regista, per ragioni economiche e di sicurezza si è visto costretto a cercarne una non totalmente operativa.

Alla richiesta di spiegare le ragioni della firma "Zelenka & friends" nei titoli di coda, l’autore di origini ceche ha risposto di averlo fatto per sottolineare come la regia debba essere considerata un'opera collettiva, merito di tutti quelli che hanno collaborato e non di una persona soltanto.

Subito dopo la parola è passata alla produttrice di Prognoza, Mila Kirova che ha presentato il film come un'opera contro tutti i clichè sui Balcani, che si sono diffusi anche perché hanno dato vita ad un’immagine del paese, non fedele alla realtà, ma che avuto particolare successo all'estero.

La Kirova ha spiegato come le lingue balcaniche si assomiglino, consentendo quindi alle varie popolazioni di capirsi, mentre l’inglese, pur essendo considerato un idioma universale, viene ritenuto essere una "lingua di guerra" che impedisce una reale comunicazione.

C’è stata poi una critica nei confronti del giornalismo, che ha un approccio cinico nei confronti della vita che riporta perché è cosciente di avere un grande potere, e finisce sempre per ingigantire in maniera esagerata ogni minimo fatto di cronaca avvenuto nei Balcani.

Sempre per la sezione lungometraggi, è intervenuto Ihor Podolcak, regista di Las Meninas film in anteprima nazionale. L’autore ucraino ha realizzato un’opera molto simile ad un quadro in movimento, in completa sintonia con altri generi artistici, come la fotografia, la pittura e la musica. Lo stesso Podolcak ha affermato di essersi particolarmente appassionato all’uso della colonna sonora, per lui novità assoluta.

Dragan Nikolic con il suo documentario Kavijar koneksn ha presentato una piccola comunità dedita alla pesca dello storione da caviale. Le sue intenzioni iniziali erano state quelle di parlare dei pesci attraverso le storie dei pescatori, poi inaspettatamente questo particolare tipo di pesca è stato proibito con pesanti conseguenze su tutta la comunità. Una storia che porta a galla le problematiche ambientali e gli effetti nocivi della globalizzazione economica.

Lungo e travagliato il viaggio della produttrice per raccogliere finanziamenti: grazie ad un trailer realizzato dal regista per presentare il progetto, è riuscita a trovare molti consensi dando vita ad una grande co-produzione internazionale (dagli Stati Uniti alla Svezia e la Finlandia), che con loro piacevole sorpresa non ha comportato particolari imposizioni, rendendo possibile una grande libertà creativa.

Sempre per la sezione documentari, Marko Doringer ha risposto alle domande sul suo Mein halbes Leben, un film che segue la tendenza degli ultimi anni di realizzare opere autobiografiche.

L’originale cineasta ha affermato: "La mia autobiografia, per me, è piena di momenti tragici: ho attraversato la crisi dei 30 anni, trovandomi disteso sul divano depresso e disperato per l’impossibilità di trovare un lavoro soddisfacente e riuscire a realizzare i miei sogni. Poi mi sono accorto che questo poteva essere un punto in comune con tanti altri trentenni, ed ho deciso di utilizzarlo come spunto per il mio film".

Il pubblico ha apprezzato questo documentario, e come afferma lo stesso Doringer: "In Austria (il mio paese) è stato più facile perchè gli austriaci sono generalmente depressi, quindi si sono immediatamente identificati nel personaggio".

È stato poi il momento di due dei cortometraggi in concorso: Cronaca di un rapimento di Guido Tortorella e Sardunya di Mustafa Emin Buyukcoskun.

L’opera di Tortorella è stata ispirata da un fatto reale di cronaca ambientato nel novarese, che nel film è stato trasformato in qualcosa di più: non soltanto un rapimento ma anche una ribellione da parte dell’ambiente xenofobo romano contro l’integrazione di una famiglia extracomunitaria già ben inserita nella società.

Sardunya ha preso spunto dal fenomeno della pirateria di opere cinematografiche e musicali che ha invaso la Turchia a partire dal 2000. Il regista turco ha ambientato la sua storia nella vecchia zona degradata della Istanbul ottomana, quartiere popolato in maggioranza da immigrati.

Buyukcoskun ha spiegato di non aver ritenuto il film di Ozu come un elemento centrale della vicenda, ma di aver avuto bisogno di un film che si distinguesse nettamente da quelli commercializzati clandestinamente dal protagonista. L’autore turco ritiene Ozu uno dei grandi maestri del cinema e si sente in sintonia con la società giapponese dove il processo di modernizzazione del paese risulta molto simile a quello in atto nella patria del cineasta.

La lunga mattinata piena di ospiti si è conclusa con il documentarista sloveno Filip Robar Dorin che ha parlato del suo Veter se pozvizga, opera che analizza i rapporti fra Italia e Slovenia a partire dal crollo dell’Impero Austro-ungarico fino ai crimini di guerra compiuti durante la Seconda guerra mondiale.

Dorin ha affermato che è quasi sempre stata colpa della politica, che con il suo intervento irresponsabile ha provveduto a rovinare i rapporti civili di convivenza intsauratisi fra popolazioni confinanti. Ha poi osservato: "Si tratta di un film risultato scomodo per qualcuno, ma che qui al Trieste Film Festival è stato accolto con calore, tanto da commuovere molti spettatori in sala, cosa che mi ha colpito molto".

Annamaria Percavassi, direttrice di Alpe Adria Cinema ha aggiunto: "Sono stata felice di aver messo a confronto un film sloveno ed un film italiano (Storia di un confine e di tante identità di Giampaolo Penco) sullo stesso argomento" ed ha anche riportato l’opinione di Boris Pahor sul documentario di Dorin: "Dobbiamo farlo vedere in Piazza Unità questo film!".

Il regista sloveno ha sottolineato che, a suo parere, il crimine più grave è stato quello dell’ignoranza, che inizia in famiglia dove non si parla di ciò che è successo, impedendo così la comprensione e l’amore reciproco.
 
 

Photogallery: 21.01.2009

Elizabetta d'Erme con Greta Schiller e Andrea Weiss (Paris was a woman), regista e sceneggiatrice / film director and screen writer

Andrea Weiss (Paris was a woman), sceneggiatrice / screen writer

Greta Schiller (Paris was a woman), regista / film director

Petr Zelenka (Karamazovi), regista / film director

Petr Zelenka (Karamazovi), regista / film director

Mila Kirova (Prognoza), produttrice / producer

Mila Kirova (Prognoza), produttrice / producer

Ihor Podolčak (Las Meninas), regista  / film director

Ihor Podolčak (Las Meninas), regista  / film director

Dragan Nikolic (Kavijar konekšn),regista / film director

Jovana e Dragan Nikolic (Kavijar konekšn),produttrice e regista / producer and film director

Marko Doringer (Mein halbes Leben), regista / film director

Marko Doringer (Mein halbes Leben), regista / film director

Roberto Ferrucci e Guido Tortorella (Cronaca di un rapimento), regista / film director

Guido Tortorella (Cronaca di un rapimento), regista / film director

Guido Tortorella (Cronaca di un rapimento), regista / film director

Mustafa Emin Buyukcoskun (Sardunya), regista / film director

Mustafa Emin Buyukcoskun (Sardunya), regista / film director

Filip Robar Dorin (Veter se požvižga), regista / film director

Filip Robar Dorin (Veter se požvižga), regista / film director

Mustafa Emin Buyukcoskun

Il giovane regista turco Mustafa Emin Buyukcoskun

Werner Nekes regista di Uliisses

Claudia Tosi regista di Mostar United

Edoardo Fracchia produttore di Mostar United

L'autrice Claudia Tosi

il regista Ivan Ramadan

infaticabile EVELYN!!

Nicoletta Romeo presenta Ihor Podolčak (Las Meninas), regista  / film director

Ihor Podolcak, regista ucraino

Ihor Podolčak (Las Meninas), regista  / film director

Valentin Valcev e Nicoletta Romeo

Il regista Valentin Valcev

Elena Giuffrida presenta in sala excelsior Ivan Ramadan, regista TOLERANTIA

Ivan Ramadan, regista TOLERANTIA

Ivan Ramadan, regista TOLERANTIA

Svetozar Cvektović, Tihomir Stanić (Turneja), produttore e interprete-co-produttore / producer and actor - co-producer

Svetozar Cvektović (Turneja), produttore  / producer

Tihomir Stanić (Turneja), interprete-co-produttore / actor - co-producer


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