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17^ edizione,
sezione:
concorso doc / doc competition
ODESSA… ODESSA
ODESSA… ODESSA

Michale Boganim


Francia - Israele / France - Israel
2005 35mm, col., 96’
v.o. ebraica - yiddish - russa / Hebrew -Yiddish - Russian o.v.


Sceneggiatura / Screenplay: Michale Boganim. Fotografia / Photography: Jakob Ihre. Montaggio / Editing: Valerio Bonelli, Koby Nathanel. Musica tradizionale / Traditional Music. Suono / Sound: Antoine Brochu, Barnaby Templer. Produzione / Produced by: Moby Dick Films. Coproduzione / Co-produced by: Transfax Films Production. Distribuzione internazionale / World Sales: Wide Management. ANTEPRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE


Una sorta di trilogia che trasporta lo spettatore dalla comunità ebraica di Odessa, in Ucraina, fino a “Little Odessa” (New York) e ad Ashdod, in Israele. Lungo le strade deserte di Odessa, alcune vecchie signore si abbandonano ai ricordi: parlano in una lingua che mescola l’Yiddish e il russo e raccontano della Seconda guerra mondiale, delle ideologie in cui credevano, della loro giovinezza piena di vita. Sul lungomare di Brighton Beach, pulsa la stessa vivacità della vecchia Odessa: ma nelle lodi che gli immigrati fanno dell’America si avverte sempre un senso di disagio opprimente, caratterizzato dal frastuono incessante della ferrovia. In una Ashdod inondata di luce, gli abitanti di Odessa si lamentano del fatto che, mentre erano in Russia venivano considerati ebrei a tutti gli effetti, nella “terra promessa” rimangono sempre dei Russi, e quindi estranei. In una sorta di viaggio nel tempo e nello spazio e seguendo le vicende di personaggi diversi, il film racconta le speranze, le illusioni e il sogno di libertà che caratterizzano tutte le diaspore.

A trilogy that takes us from Odessa’s Jewish community (in the Ukraine) to “Little Odessa” in New York City and Ashdod, Israel. On Odessa''s vacant streets a few very old women reminisce, in a mix of Yiddish and Russian, about World War II, their ideologies, their vibrant youths. In Brighton Beach, the vibrancy that once have filled Odessa pulses along the boardwalks. But as the immigrants praise America, there is an overwhelming sense of displacement embodied by the incessant rumbling of the above-ground train. In sun-bleached Ashdod, the Odessans express disappointment that, while in Russia they were considered Jews, in the "promised land" they are forever Russians, outsiders. This journey into time and place is the story of all the diasporas. Through different characters, it addresses hopes, illusions and dreams of freedom.

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