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17^ edizione,
sezione:
concorso doc / doc competition
THE CHILDREN OF LENINGRADSKY (DZIECI Z LENINGRADZKIEGO)
I BAMBINI DI LENINGRADSKY

Hanna Polak, Andrzej Celiński


Polonia / Poland
2004 35mm, col., 35’
v.o. russa / Russian o.v.


Fotografia / Photography: Hanna Polak, Andrzej Celiński, Hans Jürgen Burkard. Montaggio / Editing: Ewa Rożewicz, Andrzej Celiński. Musica / Music: Paris Music, Jeanne Bichevskaya I had a dream, Bulat Okudzhava The song of a homeless boy. Suono / Sound: Michał Dominowski, Andrzej Celiński. Produzione, distribuzione / Produced by, Distributed by: Hanna Polak. Coproduzione / Co-produced by: Cop-Active Child Aid. ANTEPRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE


Nella Russia post-sovietica vivono da 1 a 4 milioni di bambini senza tetto. Durante la realizzazione del documentario, le autorità calcolavano che, nella sola Mosca, fossero all’incirca 30.000 i bambini che vivevano per strada e nelle stazioni. Dimenticati dalle loro famiglie e spesso ignorati dalla società, questi bambini dormono sulle scale dei palazzi, dentro i cassonetti e nei tunnel che si trovano sotto terra. Vivono nelle condutture dell’acqua per proteggersi dalla rigidità dell’inverno, chiedono l’elemosina e si prostituiscono, sniffano colla per placare i morsi della fame e per fuggire dal mondo violento che li circonda. Vivono riuniti in piccole comunità, che hanno preso il posto della famiglia d’origine, all’interno delle quali funziona in modo toccante uno spirito di solidarietà. Sono capaci di mostrare un affetto tenero, ma anche di uccidere. Alcuni sono consapevoli della situazione in cui vivono, altri sono distrutti da droghe e malattie. Tutti, però, rimangono in fondo dei bambini, quando giocano a pallone, cantano, ballano e sognano le loro mamme.

In post-Soviet Russia between 1 and 4 million children are homeless. At the time of filming, authorities estimated that some 30,000 children were living on the streets and railway stations of Moscow. Forgotten by their families and ignored by society, these children sleep in stairways, garbage containers and underground tunnels. They make homes on hot water pipes to protect themselves from the harsh winter. They panhandle and prostitute themselves for money. They sniff glue to curb hunger and to escape from the violent world around them. They live in small communities that take the place of their families where they cultivate a touching sense of solidarity. They are capable of tender affection but also of killing. Some are aware of their situation, others are being destroyed by drugs and illness. Yet, in all of them the spirit of a child is ever present, as they play with balloons, sing, dance and dream of their mothers.

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