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17^ edizione,
sezione:
concorso doc / doc competition
REALITY SHOCK
SHOCK DA REALTÀ

Stanisław Mucha


Germania - Polonia / Germany - Poland
2005 35mm, col., 79’
v.o. polacca - russa - tedesca / Polish - Russian - German o.v.


Sceneggiatura, produzione / Screenplay, Produced by: Stanisław Mucha. Fotografia / Photography: Krzysztof Pakulski. Montaggio / Editing: Bogdan Saganowski, Jacek Tarasiuk. Musica / Music: Billy’s Band. Suono / Sound: Maria Chilarecka. Interpreti / Cast: Leszek Szumarski, Wolodia Rynarzewski, Zygmunt Sawicki. Co-produzione / Coproduced by: Studio Filmowe Kalejdoskop. Distribuzione internazionale / World Sales: Telepool. ANTEPRIMA ITALIANA / ITALIAN PREMIERE

Terzo capitolo della trilogia che Mucha ha dedicato all’Europa dell’Est e che comprende anche Absolut Wharola (2001) e Die Mitte (2004). Reality Shock ci porta in una regione boscosa della Polonia dove vive una strana comunità, composta da persone bizzarre, che - a causa degli sconvolgimenti politici ed economici seguiti all’allargamento verso Est dell’Unione Europea - ha perso improvvisamente l’isolamento e la statica tranquillità in cui prima era abituata a vivere. Preoccupati, perplessi ma anche indifferenti, cercano di stabilire un contatto con la “nuova era”, in un loro modo confuso, ma sicuramente originale. In un bar dedicato alla memoria di Lenin, fra becchini sempre di buon umore, promettenti bambini dell’asilo e piccoli gnomi paffuti, il regista si imbatte in un gruppo di “stranieri”, per cui il concetto di Europa è così lontano ed esotico quanto gli UFO che una volta sono atterrati fra di loro.

Reality Shock is the third episode from a trilogy that Mucha dedicated to East Europe, whose first two parts were Absolut Wharola (2001) and Die Mitte (2004). It takes us to a wooded region of Poland where live a peculiar community of eccentric people who, because of political and economic changes involved with the expansion of the European Union eastwards, have been ripped out of their isolation and stagnancy. Worried, perplexed and even indifferent, they seek a contact with the “new era” in a somewhat confused yet undoubtedly original way. In a bar consecrated to Lenin’s memory, among good mood gravediggers, promising kindergarten children, and plump little trolls, the director comes across a group of "strangers" to whom the concept of Europe seems just as alien as the UFO that once landed in their midst.

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