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16^ edizione,
sezione:
concorso documentari / documentaries in competition
STRASTI PO MARINE
LA PASSIONE DI MARINA / THE PASSION OF MARINA

Andrej V. Osipov


Russia
2004 35mm, col., 55’
v.o. russa / Russian o.v.


Sceneggiatura / Screenplay: Odelsa Agisev. Fotografia / Photography: Irina Uralskaja. Montaggio / Editing: Mila Najdenova, Olga Saposnikova. Musica / Music: Mikhael Tariverdiev. Suono / Sound: Nikolaij Ustimenko, Vladimir Zorin. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: Risk Film Studio.

Una riflessione sul destino segnato di un genio. Un documentario sull’infanzia e la spensierata gioventù di Marina Cvetaeva (1892-1941), e poi sulla vita durante l’esilio a Praga e a Parigi. L’amarezza dell’essere rifiutata, la solitudine che raggiunge il culmine quanto fa ritorno in Russia. Sconvolta dalla tragedia accaduta al marito Sergej Efron e alla figlia Alija, si suicida impiccandosi dopo essere stata deportata a Elabuga (in Tataria). Suo figlio Georgij morì al fronte.
La sua poesia originale, basata su metafore e immagini essenziali e sul ritmo delle parole e delle frasi, si nutrì anche delle intense emozioni provocate da una solitudine sconfinata, fu toccata dall’esperienza dell’essere senza casa e del dover vivere un’esistenza ‘al di fuori’ della letteratura.

"Il destino di un poeta in Russia è sempre stato tragico. Quando un poeta è una donna appassionata, il cui nobile spirito entra forzatamente in collisione con la corruzione e la brutale realtà del XX secolo, è condannata alla solitudine e all’isolamento del genio." (Andrej V. Osipov)


A reflection on the foreordained fate of a genius. The film delves into the childhood and dazzling youth of Marina Tsvetaeva (1892-1941), and the circumstances surrounding the life of the Russian poet in Prague and Parisian exile. The bitterness of rejection and aloofness which permeates her being climaxes after she returns home. Hurt by the tragedies which befell her husband Sergei Efron and daughter Alya, she hung herself after being evacuated to Yelabuga (Tatar). Her son Georgy died at the front. Her original poetry, founded upon concise imagery and the rhythmic life of word and line, was fostered by the heightened emotions of limitless solitude, was cultivated by the experience of homelessness, of an existence outside literature.

"A poet’s destiny in Russia has always been tragic. When a poet is a passionate woman whose noble spirit is forced to collide with corrupt life and the 20th century’s brutal reality, she is bound loneliness and estrangement of a genius." (Andrey V. Osipov)

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