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16^ edizione,
sezione:
omaggio Viktor Kosakovskij / a homage to victor kosakowsky
NA DNJACH
L’ALTRO GIORNO / THE OTHER DAY

Viktor Kosakovskij


Russia
1991 35mm, b-n / b-w, 10’
v.o. russa / Russian o.v.


Fotografia / Photography: Vladimir Morozov. Montaggio / Editing: Viktor Kosakovskij. Suono / Sound: Aleksandr Dudaren. Produzione, distribuzione internazionale / Produced by, World Sales: St. Petersburg Documentary Film Studios.

In una piazza di San Pietroburgo, Viktor Kosakovskij vede il corpo di un uomo morto. Poco dopo egli ritorna con la sua macchina da presa e un po’ di pellicola in bianco e nero. Con la mdp fissa, salvo qualche rara eccezione, egli riprende in modo sobrio alcune immagini del corpo. Un poliziotto cerca di coprire il morto in maniera maldestra, con alcuni fogli di giornale. Dei ragazzini si divertono e si mettono in posa di fronte alla mdp, uno di loro addirittura strofina il viso sull’obiettivo, mentre degli operai portano via delle assi di legno da un edificio in costruzione. Una vasca da bagno, abbandonata per strada, diventa parte di una scenografia un po’ surreale. Il sonoro, seppur minimo, gioca un ruolo importante. Una voce, apparentemente al telefono, cerca di contattare la polizia per far rimuovere il corpo, ma senza successo. La polizia arriverà, ma solo più tardi. Poi la voce dice al regista :- Dovresti spedire il tuo film in America!. Un’altra voce interviene:- Perché hanno meno merda laggiù? Ne hanno abbastanza per conto loro! Ma questa feroce ironia potrebbe scadere nell’aneddoto se Kosakovskij non desse un’altra dimensione a questi eventi insignificanti. Cercando una luce che tracci linee geometriche sulle facciate degli edifici, ritraendo la vita che continua, egli compone un quadro ricco e complesso. I suoi giochi di luce e ombra e gli squarci di realtà danno all’imperscrutabile banalità di questa storia umana lo spessore di un dramma assurdo e comico.

In a square in St. Petersburg, Viktor Kosakovsky notices the body of a dead person. He comes back a little later with his movie camera and some black-and-white film. He takes some sober, unsensational pictures, mostly static shots, with a few rare exceptions. A policeman tries inadequately to cover the body with thick sheets of paper. Kids amuse themselves and pose in front of the camera, one of them even brushing his face against the lens, while men stolidly remove planks from a building site. A surrealist bathtub, abandoned in the street, forms part of the decor. The soundtrack, minimalist, plays a vitally important rôle. A voice, supposedly on the telephone, seeks without noticeable success to contact the militia in order for them to come and remove the corpse. They will arrive later. Then a voice tells the film maker: - You should send your film to America!.- Another voice interjects :- Because they’ve got less shit over there? They’ve got enough of their own !- But this scathing irony could be only anecdotal if Kosakovsky didn’t give another dimension to these insignificant events. On the lookout for the light which traces its geometric lines on the facades, and for life which continues on its course, he composes a rich and complex picture. His plays of light and shadow and his shafts of reality endow the unfathomable banality of this human interest news story with the depth of an absurd and comic drama.

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